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C'era una volta a... Hollywood


Venerdì pomeriggio, su Sky c’è il canale dedicato a Tarantino, faccio zapping e ci capito sopra. Da due minuti è iniziato "C’era una volta a... Hollywood" e decido di guardarlo, non lo avevo ancora visto e sinceramente in tanti mi avevano detto che non era un gran che perché “non succedeva nulla, almeno fino alla fine”. Prevenuto, ma cercando di capire come mai Tarantino avesse fatto un film del genere (Con un cast del genere) lo inizio a guardare. Mi piace già da subito, le battute, il susseguirsi delle inquadrature, Di Caprio, Brad Pitt che intinge un sedano dentro a quello che penso sia un Bloody Mary, arriva Al Pacino, si vedono fittizi film che il nostro protagonista Rick Dalton (Di Caprio) ha fatto in passato. Tutti evidenti richiami alle altre opere di Tarantino, da Django a Bastardi senza gloria. La trama prosegue, si alterna, in modo veramente geniale (soprattutto nella sequenza di quando Margot Robbie arriva con Polansky alla loro villa e poi come viene ripresa da quanto Rick Dalton torna dall'Europa) con quella di altri personaggi che lì, per lì non capisco cosa c’entrino. Intuisco che sono attori realmente esistiti, a differenza del nostro Rick Dalton, ma non capisco cosa voglia dirci Tarantino. Poi si arriva alla villa di Playboy, c’è pure Steve McQueen che parla della storia del personaggio di Margot Robbie e Emile Hirsch quello di Into the Wild per intenderci.



Ma non conosco i nomi e allora, come faccio molto spesso, purtroppo spoilerandomi molte cose, vado si Wikipedia ad informarmi su chi fossero queste persone, perché, per quanto ami il cinema, degli attori che recitavano negli anni ’60 non so un gran che. E qui inizialmente mi cadono le braccia, perché leggo di sfuggita che il personaggio che interpreta Margot Robbie muore assassinata. Allora penso, ecco cosa succederà, “è la vicina di casa di Di Capiro e di Brad Pitt, che nel film sembra ammazzi la moglie con un fucile da pesca, sta a vedere che la ammazzano." Metto via il cellulare, continuo a guardare. Mi piace, le scene, come è girato, è lento, ma un lento molto poetico. I colori, il tempo delle battute, qualche scena divertente, altre che fanno riflettere soprattutto sul “ruolo” dell’attore, e penso che per come si dice che reciti Di Caprio, per come si cali nelle parti e riesca radicalmente a mutare in una persona diversa al solo “Ciak azione” Tarantino non potesse scegliere attore migliore. Ma mentre Rick Dalton è alle prese con una crisi lavorativa ed esistenziale sulle proprie capacità recitative, Brad Pitt, la sua controversa controfigura, gli fa da galoppino, o da guardiano, dipende come lo si vuole vedere. Da qualche scena si vede questa hippie che lo fissa e chiede un autostop, ma lui sorride e se ne va perché ha sempre da fare, beh non starò qui a raccontarvi tutto, quello che importa è che ad un certo punto lui le da un passaggio e la porta al “Ranch”, lo Spahn Movie Ranch. Immediatamente non capisco il nome allora vado a cercarlo e… capisco. Ora quello che dovete sapere è che in questo ranch ci viveva, con i suoi adepti, Charles Manson, esatto quel Charles Manson. Il Charles di cui si parla al ranch, il ragazzo che si presenta alla porta di Margot Robbie è lui. Solo che noi (per noi intendo noi italiani) non siamo ferrati su questi argomenti, non conosciamo bene tutta la vicenda e allora se non ci si informa, può sfuggire il senso del film, anzi se uno non sa, non può minimamente comprendere cosa vuole dirci Tarantino. Perché nella realtà, i tre ragazzi non sono andati a casa di Di Caprio, ma da Margot Robbie, da Sharon Tate e l’hanno massacrata, nonostante fosse incinta di otto mesi e mezzo. Lei e tutti i tre ospiti, perché Charles Mason glielo "aveva detto". Ora se volete approfondire, c’è Wikipedia, ma immaginate quanto ho goduto, sapendo questo fatto da circa metà film, quando ho visto il finale.

Come “Bastardi senza gloria” è una sorta di vendetta che Tarantino fa in nome del popolo ebraico, e Django in nome degli schiavi, qui abbiamo Tarantino che vendica Sharon Tate.


Se non avessi saputo questa cosa, probabilmente avrei visto il film, lo avrei apprezzato, ma avrei giustamente detto, “Bah, girato molto bene, ma non ho capito tutta sta solfa, perché ci ha fatto vedere tante cose se poi si risolveva così?”. Invece, informandomi, ho capito: Tarantino ci fa fare il viaggio lungo, ci fa prendere la strada panoramica, ci mostra un la vita di Rick Dalton che non è il vero protagonista, ma teoricamente il vicino di casa della protagonista della storia reale. Ci fa percepire la sua storia, la sua psiche, i suoi sentimenti, ci mostra un lato della Hollywood degli anni ’60, mentre solo a tratti ci mostra Sharon Tate, forse anche come segno di rispetto. Compare raramente e sempre in modo delicato, sorride, danza, scherza, cammina per strada con un libro in mano, va al cinema in incognito a vedere la reazione che ha la gente ad un suo film. Poi ce la mostra incinta e lì ho temuto che ci mostrasse anche quello che era accaduto nella realtà e mi stavo preparando al peggio. Ma Tarantino è Tarantino, e ci fa vedere quello che lui avrebbe voluto fare a quei tre mostri assassini, e lo fa in modo egregio. Bravo Quentin, in molti non ti hanno capito, perché non si sono informati a dovere, ma leggete la storia di Sharon Tate e rivedete questo film.

Cambierà tutto.

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